

I mercoledì dei mercuriali
26 Febbraio @ 18:30 - 23:30
Il mercoledì è il giorno della settimana dedicato a Mercurio (Mercuri dies): la divinità che presiede ai commerci ma soprattutto ai viaggiatori, all’atletica, ai ladri, alla velocità, all’eloquenza. Italo Calvino – bene ce lo descrive in una delle sue celeberrime Lezioni americane, in quella dedicata alla rapidità: “Hermes-Mercurio, dio della comunicazione e delle mediazioni […/ Mercurio, con le ali ai piedi, leggero e aereo, abile e agile e adattabile e disinvolto, stabilisce le relazioni degli dei tra loro e quelle tra dei e gli uomini, tra le leggi universali e i casi individuali, tra le forze della natura e le forme della cultura, tra tutti gli oggetti del mondo e tra tutti i soggetti pensanti”.
Allora è bello neologizzare un aggettivo: mercuriale. Chi sarebbero, dunque, i mercuriali? Coloro i quali vivono a l a quintessenza dell’umanità: essere animali comunicanti, i quali, proprio grazie alla comunicazione, mediano – o almeno ci provano a mediare con gli altri essere umani – le loro istanze, esigenze, desideri, aneliti, pulsioni. Mercurio è la divinità che presiede in qualche modo alla vita di tutti noi. Attraverso una magica dotazione: le ali ai piedi. I mercuriali quindi si sottraggono alla legge di gravità e dell’attrazione terrestre perché distratti da quelle celeste, da tutto ciò che è aereo, inconsistente, vaporoso, mutevole. Come direbbe ancora Calvino: da tutto ciò che “è indefinito e oscillante”. I mercuriali sono tessitori di trame invisibili, sono ponti fatti della stessa consistenza delle
nuvole; sanno essere vapore, pioggia, nebbia, rugiada, lacrime. I mercuriali sono dei costruttori silenti di comunità provvisorie e immaginarie, stimolatori e pungolatori altrui affinché tutte e tutti possano partecipare al banchetto umano ed entrare in sintonia e sinfonia con il mondo intorno a noi.
Il ‘ventre della balena’ che ospiterà I Mercoledi dei Mercuriali sarà un’osteria di quelle di un tempo, in cui l’oste incarna non tanto l’etimologia primaria del termine – nemico, straniero, forestiero, pellegrino – ma esattamente il contrario – quello che li sfama, li sostenta e li nutre, non tanto e non solo per finalità di lucro quanto per amicizia, benevolenza, umanità.
Dopo avere condiviso pane e companatico e dopo che l’oste avrà provveduto alla mescita di bevande indispensabili al nutrimento – non solo del corpo ma soprattutto dello spirito -, si darà vita a un vero e proprio parlamento locale, il piccolo regno in cui la parola regna sovrana, l’antidoto più potente contro la violenza, le arroganze e le guerre. Uno spazio in cui riconnettersi con l’arte antica del dialogo: il saper discorrere insieme per raccogliere vicendevolmente tutto ciò che è altro da ciascuno e ciascuna di noi. Dialogare è fare esperienza terrena dell’aldilà. Vivere è fare esperienza terrena dell’eternità. Incontrarsi è fare esperienza sana della fraternità, l’unico sentimento che non si può insegnare ma che deve essere invitato a sgorgare attraverso la maieutica ancestrale dell’amicizia e della benevolenza.
Conduzione della serata a cura di Paolo Vachino e Mario Casabona
Per la serata, l’Oste propone affettati e formaggi, piada e vino. Consumazione “alla carta”.